La documentazione di FHIR, che si pronuncia FIRE come fuoco in inglese, annuncia, non senza una certa retorica, che il Fast Healthcare Interoperability Resources è lo standard per scambiarsi informazioni sanitarie in formato elettronico. Nulla di meno: come se i tentativi fatti fino ad ora e che hanno visto generazioni di tecnici arrabattarsi ad usare le diverse versioni 2.X in attesa di un sempre annunciato, e mai concretizzato, avvento della mitica V3 non volesse dire nulla.
Ora che cominciavamo a pensare di aver finalmente capito quel modo di lavorare, ecco che HL7 partorisce un altro pargoletto che già urla forte e si fa sentire nelle ovattate e un po’ sonnolente fabbriche del software sanitario.
È un pargoletto ancora in fasce il nuovo nato, ma dalle grandissime ambizioni se dal confronto con i precedenti standard – si veda a questo proposito http://www.hl7.org/implement/standards/fhir/comparison.html – emerge che:
- FHIR può soddisfare le necessità che erano precedentemente coperte dagli standard di interoperabilità HL7 (V2, V3, CDA);
- FHIR fornisce benefici in termini di facilità di interoperabilità e quindi esiste la possibilità che esso gradualmente sostituisca alcuni o tutti i propri predecessori.
La medesima fonte precisa, tuttavia, che non è chiaro quanto rapido sarà questo processo di migrazione, per cui è possibile che per un certo periodo questo nuovo standard conviverà con i propri predecessori.
Fra gli innegabili vantaggi di FHIR vi è sicuramente la leggibilità e se ad esso abbiniamo i possibili vantaggi derivanti dall’impiego della tecnologia di trasporto REST probabilmente siamo davvero di fronte ad una possibile rivoluzione.
Speriamo sia davvero così.
PG.
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