Google X e l’Alchimista

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Vi sono momenti in cui alcune delle nostre certezze vengono meno, momenti in cui ciò che ci sta intorno si fa più misterioso e allusivo, talvolta ciò conduce a grandi rivoluzioni o a inaspettate fioriture.

Pensiamo alla scoperta dei satelliti medicei da parte di Galileo che demolisce l’ormai vetusto impianto astronomico aristotelico o al faticoso percorso che partendo dall’alchimia arriva alla nascita della chimica moderna. Nella scienza non è un dramma che i figli uccidano i padri: potremmo infatti ricordare che i lavori di Antoine Lavoisier sulla conservazione della massa nei processi chimici demolivano la teoria del flogisto, sancendo in questo modo la fine delle fantasiose e inconsistenti teorie alchemiche. Ma Edipo non potrebbe esistere senza il padre Laio. La protoscienza non è meno importante della scienza che da essa trae origine, non fosse altro perché ne fonda lo slancio che la innalza oltre se stessa.

Pensavo queste cose leggendo dell’ultimo progetto di cui ci è giunta notizia da Google X.

Il colosso di Mountain View sta studiando delle nanoparticelle che ingerite sotto forma di pastiglie, potranno entrare nel flusso sanguigno e fissarsi sulle cellule maligne, per marcarle ed identificarle con una precisione inimmaginabile. Le particelle potranno essere individuate, in maniera non invasiva, da un sensore indossato dal paziente.

“WOW,” penso, “meglio delle nanotecnologie dei supereroi dei COMICS”.

Domani sicuramente un famoso esperto ci spiegherà che la strada è ancora lunga, o che questa nuova tecnologia non è poi così promettente, o di così generale applicazione, o così economica, o così innovativa.

Quando questo succederà io penserò quello che penso sempre in questi casi: “Sì, è vero, ma lasciateci sognare. Solo così potremo porre le fondamenta di quello che sarà. Lasciate sognare l’alchimista nell’antro di Google. Lasciate che accarezzi la Pietra della conoscenza e ci indichi una possibile via. Abbiamo bisogno dei sogni, che ancora non sono scienza per andare oltre i limiti del poco che ancora sappiamo.”

PG.

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